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Intervista a Marco Piccolo, socio di Banca Etica sin dagli inizi del progetto
Marco, perché hai scelto di essere socio di Banca Etica?
Ho scelto Banca Etica perché sono convinto che il denaro non sia mai neutrale. Il modo in cui lo usiamo e lo facciamo circolare ha un impatto diretto sulla società e sull’ambiente. Non si può parlare di economia giusta se non ci si interroga su come il sistema finanziario incide sulle persone e sulle comunità.
Per questo motivo ho partecipato alla costituzione della cooperativa Verso la Banca Etica il primo giugno del 1995. Cooperativa che, per volontà dei suoi soci, si trasformerà, verso la fine del1998, in Banca popolare Etica (autorizzazione di Banca d’Italia dicembre dello stesso anno). Devo dire che fu soprattutto l’esperienze del servizio civile, iniziata nel 1980, e l’obiezione fiscale alle spese militari a farmi comprendere come la mia scelta nonviolenta dovesse necessariamente declinarsi anche nelle scelte economiche e finanziarie.
Banca Etica è nata proprio per questo: offrire a chi crede in un’economia diversa la possibilità di gestire i propri risparmi in modo coerente con i valori di giustizia sociale, solidarietà e sostenibilità ambientale.
Cos’è, per te, la finanza etica?
La finanza etica non è solo un modello alternativo, ma una vera e propria visione del mondo. È la risposta a un sistema economico che per troppo tempo ha anteposto il profitto al bene comune.
Nel Manifesto di Banca Etica si legge che il denaro può essere strumento di sopraffazione e violenza, ma anche di promozione umana. La finanza etica sceglie questa seconda via: costruire un’economia che riduca le disuguaglianze, rafforzi le reti sociali e metta al centro le persone, non solo il capitale.
Quali sono le sfide più urgenti per il futuro della finanza etica?
Viviamo un’epoca di profondi squilibri. Il divario tra ricchi e poveri è sempre più ampio, la crisi climatica avanza e la precarietà lavorativa è diffusa. La finanza etica può e deve dare un contributo concreto per invertire questa tendenza. Le priorità, a mio avviso, sono:
✅ Unire profitto e bene comune: la sostenibilità economica non deve mai essere separata dall’impatto sociale e ambientale positivo.
✅ Promuovere la democrazia economica: ogni persona deve avere la possibilità di partecipare attivamente alle decisioni finanziarie che la riguardano.
✅ Contrastare la finanziarizzazione dell’economia: il denaro non può essere un fine in sé, ma un mezzo per migliorare la vita delle persone e proteggere il pianeta.
Oggi è necessario che Banca Etica cresca, ma senza snaturarsi, rafforzando il suo radicamento nei territori e investendo nelle reti che costruiscono un’economia sociale forte e autonoma.
Qual è il ruolo della nonviolenza nella finanza etica?
Nonviolenza non significa solo rifiutare gli investimenti in armi o industrie inquinanti, ma anche costruire modelli economici basati sulla cooperazione e sul rispetto reciproco, significa assumersi in prima persona la responsabilità del cambiamento.
Spesso si pensa alla finanza etica come a una nicchia, ma il vero obiettivo è contaminare il sistema, dimostrare che un altro modo di fare economia è possibile e funziona. Questo significa dialogare con tutti, senza rigidità ideologiche, ma con una radicalità nei valori che deve sempre essere chiara e concreta.
Banca Etica è presente in Italia e Spagna. Quanto è importante questa dimensione internazionale?
È fondamentale. In un mondo dove l’economia è sempre più globalizzata, la finanza etica deve avere una visione transnazionale.
L’esperienza di Fiare in Spagna non è solo una succursale, ma parte integrante del progetto di Banca Etica che va ben oltre le frontiere. La sua crescita deve essere sostenuta con convinzione, perché rappresenta un’opportunità straordinaria per costruire una vera banca etica europea, capace di attrarre nuove realtà e ampliare l’impatto della finanza etica.
Pensare di separare questa esperienza significherebbe indebolire il progetto, mentre il futuro deve andare nella direzione opposta: consolidare la presenza di Banca Etica in più paesi, rafforzando i legami con le organizzazioni della società civile e con il mondo cooperativo.
L’Assemblea di Banca Etica di maggio sarà un momento importante. Come vedi il futuro della Banca?
L’Assemblea è un appuntamento centrale, perché Banca Etica è una cooperativa e la partecipazione dei soci è la sua vera forza. Ogni scelta strategica passa da un confronto collettivo, e il Consiglio di Amministrazione ha il compito di interpretare e realizzare la visione della base sociale.
Per questo credo che il futuro della Banca debba essere ancora più aperto, partecipato e radicato nei territori. Non basta crescere nei numeri, serve costruire relazioni forti con le persone e le organizzazioni che credono in una finanza diversa.
Chi guiderà Banca Etica nei prossimi anni avrà il compito di rafforzare il modello cooperativo, consolidare la dimensione internazionale e investire in innovazione senza perdere il senso per cui è nata. La sfida è grande, ma è anche una straordinaria opportunità per dimostrare che la finanza può essere uno strumento di giustizia sociale.
Un’ultima considerazione per chi guarda con interesse alla finanza etica?
Non serve essere esperti di finanza per fare scelte etiche. Basta partire da una domanda semplice: i miei soldi stanno costruendo un mondo migliore o stanno finanziando ingiustizia e distruzione?
Banca Etica esiste e potrà esistere solo se saprà dare una risposta chiara a questa domanda. Ognuno di noi, con le proprie scelte economiche, può contribuire a un cambiamento reale. E il cambiamento inizia oggi.
¿La finanza ética? Una elección de coherencia y noviolencia.
Entrevista a Marco Piccolo, socio de Banca Etica desde los inicios del proyecto.
Marco, ¿por qué elegiste ser socio de Banca Etica?
Elegí Banca Etica porque estoy convencido de que el dinero nunca es neutral. La forma en que lo usamos y lo hacemos circular tiene un impacto directo en la sociedad y en el medioambiente. No se puede hablar de una economía justa sin cuestionarse cómo el sistema financiero afecta a las personas y a las comunidades.
Por este motivo, participé en la creación de la cooperativa Verso la Banca Etica el 1 de junio de 1995. Una cooperativa que, por voluntad de sus socios, se transformaría, hacia finales de 1998, en Banca Popolare Etica (autorizada por el Banco de Italia en diciembre de ese mismo año). Debo decir que, sobre todo, fue la experiencia del servicio civil, que inicié en 1980, y la objeción fiscal al gasto militar, lo que me hizo comprender que mi elección no violenta debía reflejarse también en mis decisiones económicas y financieras.
Banca Etica nació precisamente con este propósito: ofrecer a quienes creen en una economía diferente la posibilidad de gestionar sus ahorros de manera coherente con los valores de justicia social, solidaridad y sostenibilidad ambiental.
¿Qué es para ti la finanza ética?
La finanza ética no es solo un modelo alternativo, sino una verdadera visión del mundo. Es la respuesta a un sistema económico que, durante demasiado tiempo, ha priorizado el beneficio sobre el bien común.
En el Manifiesto de Banca Etica se afirma que el dinero puede ser un instrumento de opresión y violencia, pero también de promoción humana. La finanza ética elige este segundo camino: construir una economía que reduzca las desigualdades, fortalezca las redes sociales y sitúe a las personas en el centro, y no solo al capital.
¿Cuáles son los desafíos más urgentes para el futuro de la finanza ética?
Vivimos en una época de profundos desequilibrios. La brecha entre ricos y pobres es cada vez mayor, la crisis climática avanza y la precariedad laboral se extiende. La finanza ética puede y debe aportar una contribución concreta para revertir esta tendencia. En mi opinión, las prioridades son:
✅ Unir el beneficio y el bien común: la sostenibilidad económica no debe separarse nunca del impacto social y ambiental positivo.
✅ Promover la democracia económica: cada persona debe tener la posibilidad de participar activamente en las decisiones financieras que le afectan.
✅ Combatir la financiarización de la economía: el dinero no puede ser un fin en sí mismo, sino un medio para mejorar la vida de las personas y proteger el planeta.
Hoy, es necesario que Banca Etica crezca, pero sin perder su esencia, fortaleciendo su arraigo en los territorios e invirtiendo en redes que construyan una economía social fuerte y autónoma.
¿Cuál es el papel de la noviolencia en la finanza ética?
La noviolencia no significa solo rechazar inversiones en armas o industrias contaminantes, sino también construir modelos económicos basados en la cooperación y el respeto mutuo. Significa asumir personalmente la responsabilidad del cambio.
A menudo, se piensa en la finanza ética como un sector de nicho, pero el verdadero objetivo es transformar el sistema, demostrar que otra forma de hacer economía es posible y funciona. Esto significa dialogar con todos, sin rigideces ideológicas, pero con una radicalidad en los valores que siempre debe ser clara y concreta.
Banca Etica está presente en Italia y España. ¿Cuánto importa esta dimensión internacional?
Es fundamental. En un mundo donde la economía está cada vez más globalizada, la finanza ética debe tener una visión transnacional.
La experiencia de Fiare en España no es solo una sucursal, sino una parte integral del proyecto de Banca Etica, que va mucho más allá de las fronteras. Su crecimiento debe ser apoyado con convicción, porque representa una oportunidad extraordinaria para construir un verdadero banco ético europeo, capaz de atraer nuevas realidades y ampliar el impacto de la finanza ética.
Pensar en separar esta experiencia significaría debilitar el proyecto, mientras que el futuro debe ir en la dirección opuesta: consolidar la presencia de Banca Etica en más países, reforzando los vínculos con las organizaciones de la sociedad civil y con el mundo cooperativo.
La Asamblea de Banca Etica en mayo será un momento importante. ¿Cómo ves el futuro del Banco?
La Asamblea es un evento central, porque Banca Etica es una cooperativa y la participación de los socios es su verdadera fuerza. Cada decisión estratégica pasa por un debate colectivo, y el Consejo de Administración tiene la tarea de interpretar y llevar a cabo la visión de la base social.
Por eso, creo que el futuro del Banco debe ser aún más abierto, participativo y arraigado en los territorios. No basta con crecer en números, es necesario construir relaciones sólidas con las personas y organizaciones que creen en una finanza diferente.
Quienes dirijan Banca Etica en los próximos años tendrán la responsabilidad de fortalecer el modelo cooperativo, consolidar la dimensión internacional e invertir en innovación sin perder el propósito para el que fue creada. El desafío es grande, pero también representa una oportunidad extraordinaria para demostrar que la finanza puede ser una herramienta de justicia social.
Una última reflexión para quienes miran con interés la finanza ética
No es necesario ser un experto en finanzas para tomar decisiones éticas. Basta con empezar con una pregunta simple: ¿Mi dinero está construyendo un mundo mejor o está financiando la injusticia y la destrucción?
Banca Etica existe y seguirá existiendo solo si sabe dar una respuesta clara a esta pregunta. Cada uno de nosotros, con sus elecciones económicas, puede contribuir a un cambio real. Y el cambio empieza hoy.